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  1. CARLENTINI INFO NEWS R.T.C
    caso riforme ?

    AvatarBy CARLENTINI INFO NEWS il 9 July 2014
     
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    La commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato un emendamento al ddl sulle riforme che porta da 500mila a 800mila il numero delle firme necessarie per proporre un referendum abrogativo. I relatori avevano inizialmente proposto un milione di firme. L’emendamento prevede anche un giudizio preventivo di ammissibilità sul quesito da parte della Corte costituzionale, una volta raggiunta la metà delle firme necessarie, e cioè 400mila. L’emendamento pone anche dei limiti alle materie che potranno essere oggetto di referendum: il quesito dovrà riguardare o un’intera legge o un suo articolo purché abbia un valore normativo autonomo. Vengono quindi esclusi quelli che in gergo sono chiamati “referendum manipolativi”, che abrogano cioè solo una singola parola o una singola parte di un articolo di una legge. Soddisfatto Maurizio Migliavacca (Pd), primo firmatario dell’emendamento che ha abbassato il numero delle firme rispetto all’iniziale ipotesi di un milione formulata dai relatori: “E’ una soluzione positiva e innovativa, frutto del confronto con i relatori e con il ministro Boschi”.





    Il disegno di legge del governo sulle riforme approderà nell’Aula del Senato giovedì pomeriggio. La conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama tira dritto e quindi il testo del ministro Maria Elena Boschi non slitterà di una settimana come avevano chiesto Sel, Cinque Stelle e la pattuglia trasversale di senatori dissidenti del Pd e di Forza Italia. Il voto in Aula sugli emendamenti comincerà invece mercoledì 16 luglio. Prima ci saranno altre due sedute di discussione: lunedì 14 e martedì 15, quando scade anche il termine per presentare le proposte di modifica. La loro illustrazione e discussione impegnerà il Senato martedì pomeriggio mentre da mercoledì l’Aula inizierà a votare, appunto.

    Il rinvio di una discussione sarà quindi solo di un giorno (da oggi a domani, giovedì). A pesare è stata la presa di posizione dei capigruppo di Forza Italia e Nuovo Centrodestra al Senato, Paolo Romani e Maurizio Sacconi, che hanno appoggiato la richiesta della presidente della commissione Affari costituzionali e relatrice del disegno di legge sulle riforme, Anna Finocchiaro. Sel, M5S e “dissidenti” avevano invece chiesto un “tempo congruo” per analizzare il testo, quindi uno slittamento di almeno una settimana. A favore di uno slittamento più lungo anche Domenico Scilipoti (Fi).

    Intanto è ripresa la discussione in commissione e i relatori hanno presentato l’emendamento che recepisce l’accordo fra maggioranza e Forza Italia e cioè quello che prevede che i senatori non vengano eletti dai cittadini bensì dai consigli regionali in proporzione della consistenza dei gruppi consiliari. E’ la norma che provoca spaccature sia nel Pd che in Forza Italia. “I consigli regionali – si legge nell’emendamento – e i consigli delle province autonome di Trento e di Bolzano eleggono i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori. I seggi sono attribuiti con sistema proporzionale sulla base dei criteri stabiliti con legge costituzionale, tenuto conto della composizione di ciascun consiglio regionale”. L’emendamento entra nel dettaglio delle modalità di elezione: “Per l’elezione del Senato della Repubblica, nei consigli regionali ogni consigliere può votare per una sola lista di candidati, formata da consiglieri regionali e da un sindaco, collegati ad altrettanti candidati supplenti”. “In caso di cessazione di un senatore dalla carica di consigliere regionale prima che sia sciolto il consiglio del quale è componente – precisa l’emendamento – è proclamato eletto il relativo candidato supplente”.

    Ma Pierluigi Bersani annuncia che il testo delle riforme avrà bisogno di un tagliando una volta arrivato a Montecitorio. “Il processo delle riforme è già avviato e deve essere concluso al Senato. Andiamo avanti. Ma quando la riforma arriverà alla Camera dovremo riflettere per dargli un”aggiustatina‘”, dice l’ex segretario del Pd. “Le modifiche necessarie – aggiunge – si possono fare per evitare che il partito che ha il premio di maggioranza alla Camera possa fare tutte le nomine a maggioranza degli organi istituzionali. Per fare le modifiche nessun braccio di ferro, basta la ragionevolezza”.
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